Tante cose.
Tutto quello che ci piace, ci appassiona, ci fa costruire, progettare, pensare, evolvere, sognare.
Ho imparato sulle mie spalle che, la gran parte dei pensieri negativi che ci provocano preoccupazioni, malumori, “incazzature”, nervosismo, alla fine sono solo pensieri. Con questo, non voglio dire che le motivazioni che stanno alla base dei problemi non siano di valore o reali, ma che ciò che i nostri pensieri aggiungono al reale problema, la gran parte delle volte è qualcosa di passivo, non costruttivo e limitante.
Ripeto, non voglio assolutamente sminuire le tantissime situazioni difficili che tante persone si trovano a vivere (ne so qualcosa anch’io), ma credo che volgere sempre lo sguardo verso qualcosa di luminoso piuttosto che no, faccia la vera differenza.
E con luminoso intendo tutto quello che nella vita illumina le giornate, i momenti, le persone, le situazioni, insomma tutto (basta che illumini).
Ed è bello pensare come ognuno di noi ha o avrebbe i propri modi per auto consolarsi. Tante volte non si sa quali siano perché non sono sempre gli stessi, dipende dalle giornate e dai motivi: fare cose manuali aiuta a spostare i pensieri e dare sollievo alla mente creando qualcos’altro, dedicarsi al benessere del corpo ci porta in uno stato di cura di se stessi che riscalda l’energia e aiuta l’umore, fare sport può creare una valvola di sfogo per le preoccupazioni che ci portiamo dentro, vedere, provare e sentire cose belle alleggerisce la mente.
Certo, i problemi non causati da noi, non si possono risolvere con passioni, massaggi, belle cose o sport, ma ci possono aiutare ad affrontare le difficoltà in modo più lucido, sereno e costruttivo per noi stessi e per gli altri.
Il bello di tutto questo è che, in realtà, ci sono diversi vantaggi nell’auto consolarsi che spesso non sono presi in considerazione:
Provate a pensare quanto sia difficile che persone diverse da noi possano consolarci e aiutarci, esattamente nel modo che noi riteniamo giusto.
Siamo tanti, tutti molto differenti, ognuno con la propria storia e i propri punti di riferimento. È impossibile pretendere che questo accada, proprio perché, ciò che penso possa consolarti, magari per te è del tutto inutile.
Inoltre, trovo molto ingiusto mettere sulle spalle dell’altro la responsabilità della mia serenità, anche fosse solo quella di un determinato giorno. Faccio fatica a non vedere in tale atteggiamento una sottile forma di schiavitù: schiavi di avere bisogno di qualcosa fuori da noi per stare bene, schiavi della persona senza la quale ci si sente perduti, schiavi dei soldi senza i quali si crede di non poter fare nulla, schiavi del pensiero comune che ci blocca e ci delude.
Oltre tutto, la gran parte delle volte, non siamo soddisfatti del contributo che le persone a noi care ci danno, con l’intenzione di consolarci o aiutarci, proprio per questo principio: solo noi sappiamo come stare meglio, siamo gli unici esperti.
A tutti noi capita di avere le classiche brutte giornate o di avere periodi in cui ci sono pensieri che ci appesantiscono e che, quindi, rendono le nostre singole ore lunghe e faticose.
Se siamo abituati a cercare sollievo sempre e solo fuori da noi(familiari, amici, terapisti…) non possiamo avere immediato aiuto nel momento in cui la nostra giornata prende una brutta piega o i nostri pensieri diventano morbosi, perché il mondo non si ferma per rispondere prontamente alle nostre richieste.
Non stanno tutti immobili ad attendere i nostri malumori, come noi non possiamo sapere precisamente quando essi avverranno. Ma se abbiamo gli strumenti per riuscirci naturalmente da soli, non siamo più vincolati all’attesa dei tempi altrui: sappiamo portare da soli il nostro fardello e lo sappiamo gestire quando e come vogliamo.
Una cosa che ho avuto la fortuna di imparare è che, quando la mente è satura di pensieri circolari relativi ai problemi che ci troviamo ad affrontare, è necessario dargli respiro, spostando tali pensieri e generandone di nuovi. Intendo che, come abbiamo bisogno di riposarci dopo ore di attività fisica, anche la mente deve riposarsi dopo ore, se non giorni, di elucubrazioni continue sul medesimo argomento.
Se partiamo dal presupposto che i pensieri sono solo pensieri, ossia possono essere condotti, cambiati, indirizzati, creati e modificati, allora concentrarsi sull’azione aiuta enormemente il loro spostamento. È come prendere due piccioni con una fava perché otteniamo, nello stesso momento, il riposo mentale, rispetto le problematiche che ci preoccupano, ma anche l’acquisizione di conoscenza e di esperienza, attraverso ciò che decidiamo di fare nei momenti di respiro mentale. Il vantaggio c’è sempre e comunque perché, in seguito, possiamo affrontare i nostri problemi con una mente più riposata e lucida, ottenendo molti più risultati.
Essere in grado di fare le cose da sé rende, in generale, una persona più indipendente. L’indipendenza ti permette di prendere decisioni che ti riguardano in modo libero e autonomo, essendo tu stesso l’unico beneficiario ma anche l’unico responsabile.
Nei momenti difficili si è spesso portati, per comodità o facilità, a sperare che le nostre sofferenze siano affievolite da terzi o da eventi fuori da noi. Questo, perché sappiamo che è faticoso affrontare cose che ci fanno paura, così come quelle che non vogliamo vedere, quindi deleghiamo, ponendo sugli altri la responsabilità del nostro benessere.
Scarichiamo il nostro fardello. In qualsiasi relazione sana, tale atteggiamento risulta, a mio parere, ingiusto ed egoistico con il risultato che, la persona delegata, si sentirà intrappolata nel dovere di salvarci e renderci felici. L’essere in grado di farlo da soli, libera gli altri da doveri che non gli competono e libera noi dal non essere dipendenti e bisognosi di qualcuno o qualcosa.
L’essere umano ha la possibilità di vivere delle esperienze gratificanti. Esse ci aiutano a definire le nostre competenze professionali e non, ma ci aiutano anche ad acquisire sicurezza e stima in noi stessi. Ogni qual volta riceviamo riconoscimenti sul nostro operato, ci sentiamo bene e più sicuri, proprio perché, con l’esperienza, abbiamo migliorato le nostre prestazioni.
Essere in grado di dare a se stessi il sostegno necessario nei momenti difficili e, attraverso una serie di azioni e pensieri, riuscirci, gratifica l’animo, la testa, il corpo e il cuore, molto più di quanto lo farebbe, se avvenisse attraverso altri. Potendo vedere i risultati sulla nostra pelle e sapendo che è tutta farina del nostro sacco, aumenta la stima verso noi stessi!
Quindi, credimi, vale sempre la pena essere in grado di superare i momenti difficili in modo autonomo, perché i vantaggi sono tanti, e ti permettono di crescere come persona, per poi dare il tuo contributo agli altri. E ricordati che quando si è meno bisognosi gli aiuti esterni arrivano comunque ma con più spontaneità.